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Villa Fulcini Giacobazzi

Villa Fulcini-Giacobazzi

   La Villa Fulcini-Giacobazzi, posta a nord del centro urbano di Campegine, ove termina l’antica via del Canale, oggi via XXIV Maggio, rappresenta il più alto cimelio delle dimore gentilizie a Campegine. Fu, tra l’altro, residenza estiva del conte Luigi Giacobazzi, consigliere di stato della casa d’Este e ministro dell’interno del governo di Francesco V, duca di Modena e Reggio. Nei primi anni Duemila, la villa è stata recuperata ad esclusivo uso residenziale, mantenendo le antiche linee architettoniche, che ancora colpiscono l’occhio del visitatore.

La costruzione, risalente agli inizi del XIX secolo, originariamente era circondata da un grande parco fittamente alberato, provvisto di una vasta peschiera e di una ghiacciaia. Un lungo viale d’accesso si immetteva sulla strada per Castelnovo, nel punto in cui si ergevano due garitte che ospitavano il corpo di guardia. La villa, oltre ai saloni padronali, ai piani superiori disponeva di molte stanze e bugigattoli, che accoglievano la numerosa servitù alle dipendenze della nobile famiglia. Caratteristico era il grande salone centrale, le cui pareti erano decorate da cinque affreschi, raffiguranti i parchi e le dimore di proprietà dei conti Mazzarri Fulcini- Giacobazzi, tra cui la stessa villa di Campegine. Il palazzo custodiva anche una cappella, in cui si svolgevano funzioni religiose private.

 

Nel corso del Novecento, sono via, via, scomparsi la cinta muraria, i cancelli, il parco e la peschiera, mentre l’antico accesso è stato definitivamente impedito dal passaggio del canale di bonifica, sul cui argine sopravvivono le garitte in mattoni. I componenti della nobile famiglia lasciarono definitivamente Campegine nel 1921. Nel decennio successivo, la villa ospitò l’asilo parrocchiale, gestito dalle suore del Beato Cottolengo.

La presenza dei nobili Fulcini-Giacobazzi a Campegine non ha lasciato segni particolari, se non per gli incarichi pubblici che ricopersero alcuni suoi membri. I vecchi solevano ricordarli come simbolo di agiatezza. Favolosa era la descrizione che facevano dello sfarzoso landò, trainato da una magnifica pariglia di cavalli pomposamente addobbati, sul quale i conti Giacobazzi uscivano dalla villa, tanto che, per additare coloro che ostentavano eccessiva ricchezza od eleganza, era stato coniato il detto: “Al pêr al cunt Giacobàsi” sembra il conte Giacobazzi. (Testo di Giovanni Cagnolati)

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