Riccardo Bertani vive il suo tempo fra lo studio e i luoghi consueti di un piccolo podere della pianura reggiana a Caprara di Campegine, dove è nato il 14 settembre 1930. Come gran parte della sua generazione, destinata al lavoro nei campi, lascia la scuola non appena conseguita la licenza di quinta elementare. Nell’immediato dopoguerra, ormai adolescente, cresce in un ambiente familiare permeato dall’ideologia comunista. Il padre Albino alla cura del podere, alterna le funzioni di sindaco del comune affidategli dal CNL mentre, sull’onda del mito della grande madre Russia, tra le mura di casa circolano le opere dei grandi scrittori russi. Sarà proprio l’incontro con questi capolavori, con quel mondo lontano che lo affascina, a suscitare in lui il desiderio di leggere quelle pagine anche nella loro lingua originale. Ben presto, difatti, Riccardo impara il russo da solo, con il semplice aiuto di un vocabolario e di una grammatica. Questa inclinazione plasma gradualmente la sua personalità, aprendo le porte a uno straordinario percorso culturale, fondamento essenziale di tutta la sua vita.
I luoghi e le genti della sconfinata steppa asiatica, dell’immensa tajga siberiana, della gelida tundra artica, diventano, allora, sognanti visioni sui campi di casa innevati. È “il richiamo dell’estremo mattino”, come lui stesso lo definisce, una fatale attrazione giovanile che, ben presto, complice un’incolmabile curiosità intellettuale, diviene studio, conoscenza, intima appartenenza, desiderio di identificarsi nella purezza d’animo di quei piccoli popoli d’Oriente, agli antipodi del modello di vita occidentale.
Bertani realizza le sue prime pubblicazioni Poesie dei popoli dell’URSS: i Siberiani (1967), Fiabe e leggende orocie (1969), con la storica Libreria del Teatro di Reggio Emilia, nell’originale Collana del basilico, diretta da Giannino Degani; quindi pubblica con i Civici Musei di Reggio Emilia, Narrativa ed epica dei popoli siberiani (1972), Culture e civiltà che scompaiono, narrativa e fiabistica dei popoli autoctoni siberiani (1974). Numerosissimi sono i contributi a carattere etnolinguistico, ove analizza un vasto repertorio di lingue e idiomi, pubblicati su diverse riviste, tra le quali ricordiamo: la storica collaborazione con Il Polo dell’Istituto Geografico Polare e con il suo fondatore professor Silvio Zavatti; L’universo dell’Istituto Geografico Militare; Lacio Drom rivista di studi zingari; Soyombo periodico dell’Associazione Culturale Italia-Mongolia.
In quei luoghi lontani e solitari, non c’è mai stato. I suoi “viaggi” si sono compiuti attraversando un patrimonio di testimonianze culturali che da quelle terre sono giunte fin qui, in questa antica dimora della pianura emiliana, dove Riccardo ha vissuto alla maniera dei contadini. Ogni giorno, però, ha atteso con impazienza l’arrivo delle silenti ore antelucane per ritirarsi nella stanza degli studi fra libri, cataste di riviste e giornali d’oriente, così da essere tra le sue renne, come fa il pastore nelle gelide lande siberiane.
Attraverso lo specchio delle lingue, Riccardo scende nei labirinti della cultura del mondo, interpreta anche gli idiomi più difficili e oscuri e ci rappresenta la vita della variegata miriade di popoli che hanno vissuto nel continente asiatico, quasi a volerli riscattare dalla loro storia spesso sconosciuta e impietosa. È un semplice, immenso afflato di umanità tra tempeste di neve, tersi cieli stellati, candidi ghiacci, valli smeraldine, splendide aurore boreali, mitici eroi popolari che sfidano perfidi usurpatori, dove tutto ha un’anima: gli animali, le piante, il vento, la pioggia…
In questo scenario si muovono i suoi imprevedibili interessi, sostenuti da una sensibilità intuitiva e profonda, che caratterizza una vastissima produzione di saggi, oltre a un ventaglio di opere significative e in molti casi uniche nel panorama editoriale, come: Verso l’estremo mattino, canti epici siberiani (1996); Ascoltare l’inverno proverbi e detti popolari della Russia e della Siberia (1998); Glossario Longobardo (1999); Fiabe Lapponi della penisola di Kola (2000); Fiabe tatare del Volga-Kama (2001); Leggende Tehuelche della Patagonia (2001); Dizionario Mongolo-Italiano (2007); Dizionario Rutulo-Italiano e assimilazioni con la lingua basca (2009); Lo sciamano ci parla che contiene la traduzione di gran parte del Maaday Kara, l’antico poema epico dell’Altai (2011); Sull’origine della lingua etrusca (2011); Le avventure di Choza e altre favole dei Balkari Karaciai (2012); L’antica medicina sciamanica burjato-mongola (2016); Gli animali nelle favole dei popoli siberiani (2018); oltre a due manoscritti conservati presso la Biblioteca Comunale di Campegine, relativi ai dizionari Ciukcio-Italiano e Orocio-Italiano.
Dalla sconfinata Siberia, alle campagne dell’Emilia, il passo è breve, anche qui c’è un idioma da studiare, il dialetto e una millenaria condizione esistenziale, quella dei contadini, da ricomporre nella sua reale identità. Bertani, oltre ad averne vissuto l’inesorabile declino, instancabile raccoglie testimonianze, per proporci un’autentica narrazione che racconta la vita tribolata di quelle famiglie, il lavoro scandito dal succedersi delle stagioni, l’utilitaristico rapporto con gli animali e la natura, l’imponderabile accadere dei fenomeni naturali, la devozione religiosa, ancora percorsa da ancestrali atteggiamenti pagani.
Un racconto senza fine che si dipana attraverso un vasto mosaico di saggi, alcuni libri e opuscoli, tra i quali: Il suino nella tradizione popolare reggiana (1982), Quando le medicine profumavano di siepi e di prati (1985), La vacca rossa, origine e presenza nell’economia e nella tradizione reggiana (1989), Quando il tempo era segnato dal canto del gallo (2004), Religiosità e credenze popolari (2005), sempre corredati dalle splendide tavole illustrative del pittore Alfonso Borghi.
La sua incessante e competente attenzione a questi temi costituisce un prezioso ed originale contributo agli studi del folklore emiliano e rappresentò lo stimolo e l’indispensabile sostegno per il lavoro di ricerca dei giovani componenti del Gruppo di Ricerche Folkloristiche di Campegine, attivo nei primi anni Settanta.
La casa di Bertani è un porto sicuro per amici, conoscenti e studiosi di diversa provenienza. Da tempo non c’è più la madre Laura, con la quale Riccardo ha trascorso gran parte della vita. La stalla con le vacche rosse è un ricordo lontano, ma intenso, come i belati gutturali delle capre e del caprone e lo starnazzare delle oche nel cortile, che incuteva timore agli estranei. La gatta Mira, memoria silenziosa dei tanti gatti di casa, ci osserva, quasi a pretendere un saluto. Qui, le ore passano serene fra la stanza degli studi e il rustico, ombreggiato “salotto” rivolto alla campagna, dove pare spegnersi il frastuono del mondo.
Il carattere mite, sensibile e disinteressato di Riccardo lo ritroviamo in due sue favole Pistigril e Mamma oca racconta, che svelano anche la sua visione d’ispirazione tolstojana della vita e del mondo, dove l’uomo non insegue scopi egoistici, ma perfeziona sè stesso per compiere l’opera divina di affermare l’amore e la fraternità fra gli uomini. Questo pensiero cosmico manifesta anche un profondo e salvifico rapporto con la natura, quasi a prefigurare, come il suo amato poeta russo Sergej Esénin, un utopistico ritorno alle origini contadine.
A metà degli anni Novanta, Bertani ha donato il proprio fondo librario-documentario al Comune di Campegine. All’inventario e alla catalogazione dei materiali sono seguiti interventi conservativi degli ambienti destinati ad ospitarli, presso la medesima dimora dello studioso. Funzionali librerie hanno sostituito precari scaffali costruiti con assi da formaggio, mentre un moderno impianto di riscaldamento ha mandato in pensione una stufetta a legna, fedele compagna dei gelidi inverni di una volta, che tanti libri ha ingiallito.
Il fondo, costituitosi nel corso di una vita di studi, ha il suo cuore pulsante nel vasto repertorio multilingue di dizionari e grammatiche e trattati linguistici. Altrettanto importanti, tra le altre, le raccolte di mitologia popolare, fiabistica, poemi epici, etnografia, antropologia. I giornali e le riviste dell’ex U.R.S.S. sono oltre cinquemila e, come molte altre opere in lingua russa, sono giunte fin qui grazie al rapporto culturale con il professor Valerij Anisimov dell’Università di Groznji.
Tutte le opere di Riccardo Bertani, libri e saggi, meticolosamente organizzati nella bibliografia generale, oltre a tutti i materiali del fondo librario sono accessibili al pubblico, secondo le disposizioni della Biblioteca Comunale di Campegine, cui sono demandati il governo e le attività di valorizzazione del fondo. (Testo di Giovanni Cagnolati)