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Corte Gualtirolo

Corte Gualtirolo: otto secoli di formaggio Parmigiano-Reggiano

Sul confine nord-est, verso Cadelbosco Sopra, a ridosso dell’argine del cavo Cava, si incontra la corte del Gualtirolo, “Castrum Gualteri, primo importante presidio organizzato della storia antica del nostro territorio, tra le cui dipendenze vi fu anche Campegine. Il castro, edificato nel X secolo, sorto su un preesistente insediamento di origine longobarda, occupava una posizione strategica, in quanto, oltre a collocarsi su un crocevia di giurisdizioni diverse, si affacciava sulla strada tabularia Brixillense che da Brescello portava a Reggio. Al tempo, il luogo era fortificato dalle mura di un castello con spalti, fosse e ponti levatoi, con annessa una chiesa, dedicata a Santa Maria. Gualtirolo, già proprietà dei conti di Sabbioneta, primi signori della corte, dopo che si concretizzarono diverse donazioni di terreni, tra le quali quelle dei Sabbioneta medesimi e di Matilde di Canossa, intorno al 1137, apparteneva ormai ai possedimenti dei monaci Benedettini del Monastero di San Prospero di Reggio Emilia, che ne manterranno la proprietà per oltre sei secoli, fino al 1782.

I monaci ripresero l’opera di bonificazione dei terreni paludosi circostanti, interrotta dopo la scomparsa dei coloni romani, misero in pratica nuove coltivazioni e organizzarono la produzione agraria. Nel 1218, tra, l’altro, con il fondamentale contributo dei benedettini di San Giovanni Evangelista di Parma, proprietari della vicina corte del Traghettino, portarono a compimento i lavori di costruzione del Canale Cava che raccoglieva le acque del territorio compreso fra il Gualtirolo e Vicozoario, l’attuale Cadelbosco.

Nel XIV secolo, il castello fu distrutto e, nel corso del tempo, la corte si spogliò definitivamente della sua funzione pubblica e militare, per divenire una moderna e fiorente impresa agricola. Riscontri documentali e imprescindibili considerazioni agro-ambientali e zootecniche, collocano il Gualtirolo tra le corti dell’Emilia occidentale che gravitavano sotto la giurisdizione ecclesiastica di Parma, ove ebbe origine la produzione del formaggio di grana Parmesàn, Parmigiano-Reggiano che, per lunghi secoli, rappresentò il fondamento dell’economia della corte.

Nei primi decenni dell’Ottocento, quando la proprietà del Gualtirolo passò nelle mani della Camera Ducale Estense, la tradizionale vocazione agro-casearia della possessione fu ridimensionata a vantaggio di un prevalente sistema di coltura intensiva del riso che, come i prati stabili da foraggio, sfruttava l’abbondanza d’acqua delle risorgive naturali presenti nella vicina corte Valle Re. Proprio per l’essiccazione e la conservazione del riso, nel 1830, su progetto dell’architetto Domenico Marchelli, fu edificata un’imponente riseria, tuttora esistente.

Tra le ultime proprietà del Novecento ricordiamo la Federazione delle Cooperative Agricole di Reggio Emilia che, nel 1919, diede vita alla prima tormentata esperienza di cooperazione agricola territoriale, conclusa nel 1930, durante la grave recessione economica di quel periodo. La corte fu allora acquistata dal cav. Giuseppe Magnani che ne fece, di nuovo, un’azienda modello. Alla sua morte, il figlio Luigi, per garantire la sempre più complessa gestione dell’impresa, costituì la Cooperativa Innovazione Agricola che, nel 1989, acquisì l’intera proprietà, dalla stessa Fondazione Magnani.

Da diversi anni la vita nella corte si è fermata e i segni di un desolante abbandono si fanno sempre più evidenti. Gli elementi architettonici della caratteristica vaccheria con colonnato esterno, del caseificio, della riseria, della casa padronale, dell’oratorio di impianto ottocentesco dedicato a Santa Maria della Neve, sono ancora lì, a testimoniare la storia secolare della pianura reggiana. (Testo di Giovanni Cagnolati)

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