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Chiesa di San Pietro Apostolo

Chiesa di San Pietro Apostolo

La parrocchiale di Campegine, dedicata ai Santi Patroni Pietro e Paolo, probabilmente fondata dai Signori Da Correggio verso l’anno Mille, in luogo detto Alta ove preesisteva un castello, è ricordata in una pergamena del 1230 redatta dal vescovo di Parma. A questa diocesi appunto appartenne fino al 1828, per passare poi a quella di Reggio Emilia.

La chiesa “plebana”per lunghi secoli, cioè sede di arcipretura con chiese e cappelle sottoposte, era il fulcro della predicazione e della vita cristiana di una vasta area giurisdizionale. Presso la pieve di Campegine il clero conduceva vita di comunità e si recava nelle ville per le funzioni religiose. Questa preminenza della pieve campeginese venne via, via a diminuire solo dopo il Concilio di Trento (1545-1563), quando, per arginare la Riforma Luterana, tra i diversi provvedimenti, fu introdotto anche l’obbligo della residenza dei sacerdoti presso le chiese, per garantire una presenza stabile e più efficace sui territori.

Dal punto di vista architettonico, già alla fine del Seicento, la chiesa si presentava a tre navate, due laterali soffittate e quella di mezzo più alta, fabbricata con volte sostenute da otto colonne, quattro per parte. All’epoca la porta maggiore era riparata da un portico, davanti al quale trovava posto il cimitero, delimitato da mattoni in terracotta. Sulla facciata, un dipinto a guazzo raffigurava san Pietro.

La torre campanaria, in origine, era collocata sul lato opposto a quello attuale, come risulta da un disegno dell’architetto Ludovico Bolognini, datato 1804.

I progetti che determinarono l’assetto attuale della Parrocchiale, ebbero inizio nel 1829, ad opera dell’arciprete don Antonio Reggiani con la costruzione del coro, nell’attuale forma semicircolare. Tre anni dopo, un rovinoso terremoto lesionò il tempio e la torre. Il progetto di ristrutturazione, oltre a riparare i danni, conferì alla chiesa le attuali linee architettoniche. Fu difatti abbattuto il portico, allungato il corpo di fabbrica per permettere una maggiore capienza e ridisegnata la facciata tripartita, modulata da paraste di ordine dorico. Sulle facciate laterali, in apposite nicchie furono collocate le statue dei santi Pietro e Paolo. I lavori di costruzione dell’attuale torre campanaria, inconfondibile elemento di identità del territorio, ebbero inizio nel 1840, su progetto dell’ingegner Pietro Marchelli.

Qualche anno dopo, con l’ingresso di don Matteo Romani furono rifatti gran parte degli altari laterali, ed eretto l’altare maggiore in marmo bianco di Carrara (1852). Nello stesso periodo, la chiesa fu arricchita di importanti dipinti ad olio e dotata di un nuovo organo, poi ampliato nella parte fonica dall’organaro milanese Giuseppe Cadei. Dopo un lungo abbandono, questo stesso strumento fu restaurato nel 1996. Nei primi due anni del nuovo secolo, si sono conclusi i lavori di restauro interno della parrocchiale, modellati sulle antiche linee ottocentesche, riportando alla luce, tra l’altro, nella prima cappella di sinistra, una pittura murale che raffigura il battesimo di Cristo, sfondo ideale per la ricollocazione del fonte battesimale, risalente al Seicento.

Questa antichissima pieve, testimone secolare della storia di questi luoghi, conserva documenti d’archivio unici, oggetti e paramenti sacri di indubbio valore artistico, oltre a numerosi e importanti dipinti, tra i quali ricordiamo: una Via Crucis di scuola settecentesca dipinta su pannelli lignei, L’addolorata, opera del maestro parmigiano Francesco Scaramuzza (1803-1886), Gesù accompagnato dagli apostoli consegna le chiavi a san Pietro, del pittore brescellese Carlo Zatti (1809-1899), entrambi commissionati da don Matteo Romani, Il combattimento con la morte, un’opera di grandi dimensioni, risalente al XVI secolo, Sant’Antonio da Padova con Gesù Bambino, Il Sacro Cuore di Gesù con san Luigi Gonzaga e san Lorenzo di fine Ottocento, san Luigi Gonzaga, opera del pittore lucchese Stefano Tofanelli (1750-1812), una pregevole copia dell’Adorazione dei pastori del Correggio, sant’Antonio Abate, san Giuseppe, san Mauro, san Francesco di Sales e la Concezione, pala di un altare laterale, risalente a fine Ottocento, Il cristo deposto, copia di un particolare di Annibale Carracci, La beata Vergine con il bambino, san Giovanni e sant’Alberto, di Pietro Desani (1595-1657), pittore nativo di Bologna, ma protagonista della pittura del Seicento a Reggio Emilia. (Testo di Giovanni Cagnolati)

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