Image Alt

Acquedotto romano

Alla scoperta dell’acquedotto romano

La cura che gli antichi coloni romani dedicarono alle nostre fertili terre di pianura rappresentò un elemento distintivo della loro presenza. La meticolosa organizzazione attraverso la quale definirono appezzamenti agricoli, strade e canali, permise loro di sviluppare una profonda conoscenza dei nostri territori, tanto da utilizzarne al meglio le risorse naturali. Tra queste, l’acqua, da tempo immemore ricchezza inestimabile del nostro sottosuolo.

Risale, difatti, a oltre duemila anni fa la costruzione dell’acquedotto romano che da Campegine forniva acqua a Brescello. Il foro della condotta fu rinvenuto nella piazza principale della località rivierasca, nel 1868, dall’insigne archeologo reggiano Gaetano Chierici. Nel 1904, un’apposita commissione ispezionò i laghi, detti di Gruma, che alimentavano l’antico acquedotto, a sud-ovest di Caprara, in località Castellina, oltre a rinvenire l’antica condotta, a mezzo metro di profondità, ai Campi Rossi, in prossimità del confine con il Comune di Gattatico.

Quasi un secolo dopo, nel 1999, in questa stessa località, con l’interessamento della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e i mezzi della Bonifica Bentivoglio Enza, fu riportato alla luce un segmento di questo antico acquedotto.

Si tratta di un imponente e solido manufatto risalente al I secolo d.C., visibile a una profondità di circa 60 cm., costruito in bitume e pietra viva, in questo tratto alto m. 2,10 e largo m. 1,50, che derivando acqua potabile dalle risorgive della Castellina, riforniva l’importante presidio romano di Brixellum, sulla riva destra del Po. Il tracciato dell’acquedotto, tecnicamente non individuato, si snoda per 15 Km. La naturale pendenza del terreno permetteva lo scorrimento dell’acqua e gli ingegneri dell’antica Roma non ebbero bisogno di costruire condotti elevati come, invece, avvenne in altri luoghi. Scavi occasionali hanno restituito presumibili resti del manufatto sul territorio di Poviglio, nelle località di Casalpò, Enzola, Godezza, rinvenuti, in particolare, sulla direttrice di via Argine Mola che si snoda nei pressi del tracciato di un’antica strada romana.

Sulla traccia di questa condotta romana, a partire già dal 1907, quando fu costituito il primo Consorzio Intercomunale, con un iter che si concluse verso la metà degli anni Sessanta, fu realizzato un progetto per la costruzione di un moderno acquedotto, alimentato dalle risorse idriche di Campegine. Il servizio idrico, ancora oggi, rifornisce oltre trentamila residenti nei comuni della bassa, dislocati sulla fascia occidentale della pianura reggiana. (Testo di Giovanni Cagnolati)

Register

You don't have permission to register